Bologna: così Italiano cerca più gol dai centrocampisti

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Il tecnico sa già di avere ali e centravanti forti per segnare. Adesso chiede a Ferguson e agli interni di essere più decisivi. E presto riavrà Pobega

Matteo Dalla Vite

Giornalista

“Cambiare tutto per non cambiare niente” è una frase di Giuseppe Tomasi di Lampedusa che per ora non appartiene a Vincenzo Italiano. Semmai, si parla di evoluzione senza cambiamenti radicali: e questa si addice di più al tecnico campione uscente della Coppa Italia. Intensità, otto tocchi e poi ricerca del senso della profondità, pochi colpi di tacco, coinvolgimento di tutti, egoismo da bandire e centrocampisti da far esultare. Questo è Italiano: non è un copia-e-incolla della scorsa stagione, è uno sviluppo del sistema che ha portato il Bologna ad essere una forza del campionato. Con l’idea di progresso nella stabilità. 

Attori e spettatori

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Un dato derivante dalla gara di ieri: hanno segnato solo gli attaccanti (per Italiano anche le ali sono attaccanti reali), che può essere un bene come una questione da approfondire per i centrocampisti. E infatti la questione verrà approfondita. Intanto Italiano è – più o meno – contento così: perché l’ossessione del gol, dell’ultima botta, della profondità come “pater noster” calcistico è la chiave di tutti i suoi studi. E lo sarà ancora una volta. Perché ha portato dividendi nella scorsa annata. Ma una cosa in più, vuole: la partecipazione proprio degli interni, che siano più attori e non solo spettatori del lavoro delle punte. Detta in soldoni: il tecnico del Bologna sa di avere uomini da gol fra Immobile e Orsolini, fra Bernardeschi e Castro o Dallinga e Dominguez o Cambiaghi, ma il passo in più è proprio quello di creare più finestre per chi arriva da dietro. Quindi Ferguson, Odgaard, Freuler, il rientrante Pobega e chi arriverà nella Terra di mezzo.

Interventisti e Pobega

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Ecco, a proposito di centrocampisti – detto che il Bologna sta per abbracciare Federico Bernardeschi, stasera potrebbe già essere in ritiro –: sta per tornare anche Tommaso Pobega, affare quasi fatto sulla base di 7 milioni per l’acquisizione definitiva. L’attuale milanista (manca la firma prima della tournée del Diavolo) sarà non solo una pedina che Italiano ha chiesto ma anche quell’interno in più che vede il gol. E che dovrà migliorarsi nella gestione e nella fase offensiva. Come Lewis Ferguson, che ha abbandonato le titubanze (legittime) del post infortunio dell’aprile di un anno e mezzo fa: lo vuole alla Vitinha, tuttocampista e presenzialista, ma lo vuole come un tempo, oggi che sta bene, quindi decisivo proprio davanti alla porta, lui che lo fu tante volte prima di farsi male. L’evoluzione di Italiano è proprio qui: più gol da centrocampo, l’effetto-caravan che si esalta, l’interventismo. Contro il Gitschberg si è visto poco e ci sta, era la prima apparizione: ma l’affare dovrà essere studiato, approfondito, portato a un livello superiore. Quindi: ok l’ingresso delle ali come esecutori da gol, ma anche mosse che siano diversivi per Odgaard ma anche Fabbian o chi occuperà la zona da sottopunta.

Il “9” giochista

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Un coinvolgimento che dovrà portare… dentro anche il “Numero 9”. Immobile sa dialogare, Castro ci prova sempre di più, Dallinga meno: il centravanti dovrà essere terminale ma anche sponda e aiuto. Più di sempre. Nel Bologna di oggi resta sempre appeso il “rebus” Ndoye ma nella squadra che vince – e un po’ si cambia – ci mette la mano Italiano. Mosse. I ”sequel”, con due ritocchi studiati in più, funzionano.



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