FantAntonio elenca i fantastisti più bravi della storia: Baggio talento unico, Messi di un’altra galassia, Savicevic il genio che usciva dalla lampada
Per una volta Antonio Cassano si mostra in versione buonista. Nessun attacco ad allenatori o ex colleghi, nessuna sfuriata: nell’ultima puntata in versione estiva, formato short, di Viva el Futbol il barese fa la sua classifica dei numeri 10 più forti del calcio e incorona Leo Messi come il più forte di tutti anche se, curiosamente, pur citando tanti ex n.10 dimentica di parlare di Maradona.
Cassano in lode di Messi
Non è una sorpresa chi sia il migliore di tutti i tempi per Cassano: “Il più grande della storia del calcio è Messi, ancora oggi a 38 anni è il più forte, l’ho paragonato al Sole, non ti puoi avvicinare perché altrimenti ti bruci. Ogni tanto vado a rivedere su youtube le sue prodezze, lui è il GOAT, un tutt’uno col calcio. L’ho incontrato tante volte da calciatore, in una chiesa lo vidi e gli dissi: non sono credente ma se lo fossi dico che sei al di sopra di Dio ma di solito non riuscivo a parlare con lui. Quando hai un idolo resti a distanza perché possa rimanere tale ma ricordo quando fece ritardare il suo volo per rimanere a parlare con me mezzora”
Baggio il talento allo stato puro
Poi Cassano passa ad elencare chi ha giocato in A e parte da Baggio: “Quando ero bambino volevo fare il raccattapalle per farmi le foto con i campioni, mi mettevo d’accordo con il fotografo. Baggio è stato il più grande talento italiano ma ha fatto benissimo a Bologna, a Brescia e con la Nazionale pur avendo giocato con Juve, Inter e Milan. Ricordo il gol che fece col Brescia a Van der Sar contro la Juve: quando lo vedo ci abbracciamo sempre con grande affetto, è stato il 10 più geniale che abbiamo avuto, per come toccava la palla, per come si muoveva. La accarezzava la palla, come fosse un figlio”.
L’intesa con Totti
Poi aggiunge: “Totti è un’altra cosa, Baggio è talento puro ma come giocatore più forte dico Totti (e Maldini come difensore). Il Pupo aveva meno talento di Roberto ma era più completo, era forza fisica, quella palla di prima che metteva l’ha inventata lui, sapeva giocare spalle alla porta. Andai alla Roma perchè lui era il mio idolo e volevo giocare con lui: io ho giocato con Zidane, Ronaldo, Ibra, Raul ma il più forte era Totti. Avevamo la stessa idea di calcio, sapevamo dove c’era l’altro, abbiamo vinto poco, solo una supercoppa in quei 5 anni ma ci siamo divertiti. Lui era un genio davvero”.
Zidane un esempio per tutti
Dopo un passaggio su Savicevic (“Berlusconi lo chiamava il genio, io pagavo per vederlo giocare, quando decideva di uscire dalla lampada faceva cose meravigliose”) arriva il momento di Zidane: “Zizou è un ragazzo eccezionale, educato, introverso, si allenava sempre con i tacchetti bullonati, ho assistito prima che smettesse a scene incredibili. Prima dei Mondiali del 2006 l’ho visto allenarsi sui 2000 metri, mi disse: “voglio che si ricordino di me al top e non in fase calante”. Avevamo giocatori fenomenali ma quando il Real era in difficoltà tutti pensavamo la stessa cosa: dov’è Zizou? E’ stato l’unico a non essere stato fischiato mai. Ricordo la sua partita di addio, tutti i tifosi avevano un cartello col n.5″
Il retroscena sul San Lorenzo
Infine un rimpianto: “Quando ho finito col Parma potevo andare al San Lorenzo, avevo parlato col vicepresidente, mi mandavano i video dei tifosi che urlavano, da brividi, avevo già 33 anni…Lì vanno a mille all’ora, pensai arrivo come un re e dopo una settimana mi tirano le patate, così decisi di chiudere con la Sampdoria, ma amo tanto l’Argentina”