Il centrocampista è stato frenato per lunghi tratti della stagione a causa di questo problema, spesso giocandoci sopra. Ma tornerà in piedi in pochi giorni
Prima sotto ai ferri, poi chissà. Strana l’estate di Davide Frattesi, stretto tra mille pensieri, tra il restare e l’andare, ma soprattutto con un’urgenza medica da risolvere: il problema che gli ha azzoppato la coda maledetta di stagione va risolto per poter pensare all’annata in arrivo e anche alle eventuali tentazioni di mercato. La prossima settima il centrocampista nerazzurro, che ha dovuto lasciare il ritiro americano in anticipo giusto prima degli ottavi, si opererà a Milano per un’ernia inguinale. È un dolore che lo tormenta da settimane: sentiva tirare anche quando raggiungeva la vetta di carriera, quel gol contro il Barcellona nel supplementare che ha spalancato la strada verso Monaco. Da quel momento Frattesi non si è mai tirato indietro: già in Baviera ha rotto platealmente con Simone Inzaghi, che non gli aveva dato neanche lo straccio di un minuto in finale, poi ha accolto con un sospirone l’addio dell’ex tecnico e l’arrivo di Chivu, che dovrebbe proporre un calcio più verticale e a lui adatto. Al Mondiale, però, non era ancora in condizione e nel ritiro americano ha dovuto gettare la spugna definitivamente: è tornato in patria prima degli ottavi e dopo gli altri quattro che hanno anticipato le vacanze, Calha-Bisseck-Pavard-Zielinski.
cuor leggero
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In pochi giorni dopo l’operazione Frattesi tornerà in piedi, potrà andare in ferie e sarà, anche e non solo, calciomercato: il cambio di allenatore ha, infatti, mutato lo scenario per l’azzurro, che adesso vorrebbe giocarsi le carte con Chivu. Insomma, se appena 40 giorni fa la sua era una cessione scontata, adesso non lo è più, anche perché l’Inter pensa che possa trovare ben altro spazio. Anzi, sono cresciute di parecchio le possibilità che resti nerazzurro, ma eventuali offerte robuste ricambierebbero ancora una volta il quadro. I club interessati a Frattesi non mancano perché l’interista piace e non da ieri. La valutazione è più bassa rispetto ai 45 milioni di gennaio, quando c’era tutt’altro clima attorno: oggi si può ragionare sotto quota 40, ma non sarebbe una cessione a cuor leggero come altre.