L’universalità è il valore aggiunto di Tino, che nelle Under inglesi ha fatto anche il difensore
Aveva diciassette anni e dalla panchina Frank Lampard lo lanciò nella mischia. Giornata indimenticabile: Faustino detto Tino Anjorin era un giovane aggregato alla prima squadra del Chelsea, dove era cresciuto nell’Academy. Quel pomeriggio del 25 settembre 2019, nel 7-1 rifilato al Grimsby nella Carabao Cup, firmò l’esordio coi grandi. Fin qui l’amarcord. Ma l’aspetto più importante è un altro. Tino diede il cambio a Pedro nel ruolo di trequartista centrale nel 4-2-3-1. Esattamente il ruolo dal quale Baroni comincerà a costruire il nuovo Toro. E questo è il primo, fondamentale, punto di contatto.
Universale
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Già, perché il Toro si è portato dentro casa un centrocampista moderno e a tutto campo. Le parole più significative su di lui le ha spese Jon Harley, uno dei suoi ex allenatori nelle giovanili del Chelsea: “Tino è un giocatore da Premier – raccontava -: ottimo con la palla, con grandi doti atletiche. È uno che sa fare tutto, può giocare in qualsiasi ruolo”. E qui spunta l’universalità. Nelle nazionali giovanili inglesi ha fatto il difensore centrale e il terzino destro. Tempi passati, la crescita (tecnica e atletica) lo ha spinto più avanti dentro il campo. A Empoli D’Aversa, consigliato dall’amico Carlo Cudicini (che lavora con il Chelsea), è rimasto stupito dalla sua capacità di interpretare più posizioni con efficacia. È quello che ha stregato il Toro.
Soluzioni
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Nel calcio di Baroni Anjorin rappresenterà una pedina chiave. Aggiungerà qualità, introdurrà energie, soprattutto porterà soluzioni. Ad esempio, darà la possibilità a Baroni di poter variare moduli e interpretazioni delle partite. Qualità non da poco, non trascurabile. Il punto di partenza del nuovo progetto tecnico sarà il 4-2-3-1. Il primo passo, forse anche il più naturale, sarà posizionare Anjorin nella coppia di mediani. La sua capacità di vivere il ruolo in versione centrocampista “box to box” lo rende l’uomo ideale per coprire quella zona. Qui può nascere il duo made in Blues: Anjorin più Casadei, due ragazzi con un passato al Chelsea.
Più avanti
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Non è solo corsa e tecnica. Anjorin è pure ricerca del gol. A Baroni piace un calcio che guardi più in avanti che indietro, e per farlo spinge gli uomini più talentuosi vicino all’area. Il Toro ha un ricco assortimento di centrocampisti: non solo il già citato Casadei, ma anche Gineitis, Ilic e Tameze. Allora può tornare buono il ricordo di quella prima volta con il Chelsea perché nel 4-2-3-1 Baroni potrebbe, piano piano, cominciare a spingere Anjorin più avanti posizionandolo come trequartista. E se ci sarà bisogno di fare su e giù, l’abito di mezzala destra in un 4-3-3 gli calzerebbe a pennello. Anjorin porta soluzioni e allarga gli orizzonti del Toro.
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