Paolo Sollier: il calciatore comunista di Perugia durante gli anni di piombo

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Protagonista della prima stagione in Serie A del Perugia, il centrocampista di Torino era un militante di sinistra durante gli anni di piombo. Un giocatore anomalo, che cercò di portare il suo credo politico nel mondo del pallone

Non era un maledetto nel vero senso della parola, ma un uomo “contro”. Anzi: un calciatore “contro”. Cosa assai rara nel mondo del pallone dove regna il conformismo e, spesso, la legge del denaro azzera le idee, soprattutto se vanno in direzione ostinata e contraria. Paolo Sollier è stato il simbolo di un’epoca: gli anni Settanta. Che sono quasi sempre definiti come 2gli anni di piombo”, in riferimento agli episodi di terrorismo rosso e nero che tanti morti hanno provocato, ma sono stati anche altro: conquiste sociali (il referendum sul divorzio) e sindacali, movimenti giovanili che, quando non degeneravano nella violenza, erano la fucina di un nuovo modo di pensare e di comportarsi. E Sollier, di quell’aria e di quell’ambiente, era figlio. Talmente legato ai valori nei quali era stato cresciuto e nei quali aveva creduto che se li portò dietro anche quando sbarcò nel mondo dorato del pallone. La questione, com’è logico, non passò inosservata, ma è tutta la vicenda di questo personaggio che va analizzata per capire fino in fondo che cosa significhi essere “contro”, quali rischi comporti e quali sacrifici richieda. 

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