Che il giovanissimo Vasilije Adzic avesse personalità da vendere, nonostante abbia appena 18 anni, si era già capito dalla prima intervista italiana, nel ritiro tedesco appena concluso. A Norimberga, invece, l’ha mostrata in campo, con grinta e approccio da veterano: tali doti le ha mostrate in entrambe le fasi di gioco, non soltanto in quella offensiva, perché spesso è andato ad aggredire il portatore di palla avversario per cercare di recuperare il possesso. Dunque un secondo tempo dal peso specifico importante, il suo. E nelle geometrie ha già fatto capire di poterci stare a certi livelli, da sottopunta con licenza di svariare su tutto il fronte d’attacco. Dal suo piede, non a caso, parte l’azione che porta al calcio di rigore su Weah, poi fallito da Vlahovic con il tiro che va a sbattere sul palo alla sinistra del portiere. Certo, Adzic resta un diamante da sgrezzare: va dato il tempo giusto al giocatore di crescere senza troppe pressioni (anche se nella Juventus non è semplice) e all’allenatore di lavorarci su con calma e in maniera metodica. Sono bastati 45 minuti, tuttavia, per comprendere che se il montenegrino compirà quel salto di qualità ulteriore che Motta ha chiesto i giovani, allora sarà difficile vederlo all’opera in Next Gen. Il tocco di palla c’è, l’aggressività anche, i margini di miglioramento pure: meglio di così..
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