Mondiale per club, Juventus, con il Real un ko dignitoso. Ma ora serve un grande mercato

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Il Mondiale per club evidenzia che ai bianconeri servono almeno tre validi innesti per lottare ancora ai vertici

Sebastiano Vernazza

Giornalista

Fuori l’Inter e fuori la Juve. La Serie A sarà l’unico campionato top d’Europa a non essere rappresentato nei quarti del Mondiale per club. Un’altra mazzata per il nostro calcio, già provato dalla decadenza della Nazionale. Ieri sera a Miami, contro il Real Madrid, la Juve ha resistito per quasi un’ora. In partenza ha goduto di un’occasione gigantesca, ma Kolo Muani ha sbagliato la misura del pallonetto. Il portiere Di Gregorio, con una sequenza di parate, ha custodito lo 0-0, finché Gonzalo Garcia ha aperto una breccia nel muro e ha messo a nudo l’inferiorità tecnica dei bianconeri. 

poca qualità

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Costretta a tentare una reazione e a scoprirsi, la Juve si è mostrata per quello che è, una squadra che a questi livelli non può andare oltre la tenacia, l’umiltà e la capacità di soffrire. Per eliminare il Real serviva altro, c’era bisogno di una qualità alta, che la Juve oggi non possiede. L’esperienza negli Usa sarà utile se innescherà una riflessione sul mercato: quanto è disposta a investire la società per allestire una squadra che nel 2025-26 corra per lo scudetto e arrivi agli ottavi di Champions, il target minimo in Europa? Si chiude una stagione tormentata. All’inizio, l’utopia di Thiago Motta, la ricerca dell’estetica del gioco. 

realismo

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A seguire, il realismo e il senso pratico di Igor Tudor, con la qualificazione Champions acciuffata all’ultima giornata. Tudor ha centrato un bersaglio cruciale per i conti economici ed è stato riconfermato, con prolungamento del contratto fino al 2027. Negli Usa, la sua Juve ha vinto le prime due partite contro avversari deboli, l’Al Ain (Emirati Arabi) e lo Wydad (Marocco). Non appena l’asticella si è alzata, tra Manchester City e Real, la Juve è andata sotto. Un segnale di non competitività, a queste altitudini. È legittimo chiedersi se Tudor possa elevare la Juve con un gioco, con una visione strategica che vada oltre l’ordine tattico e l’applicazione mentale. 

risposte

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L’America ha detto che la Juve ha bisogno di tre innesti per rafforzare la spina dorsale: un centrale difensivo forte, nella speranza che Bremer ritorni all’eccellenza del pre-infortunio; un centrocampista che misceli quantità e bravura e che si combini con Khephrem Thuram; un attaccante a coadiuvare Kolo Muani, sempre che venga rinnovato l’accordo con il Psg per il prestito del francese. A centrocampo, eviteremmo Ederson, uno dei motori dell’Atalanta di Gasperini. Non ci pare saggio inseguire Ederson – che pure interessa all’Inter – un anno dopo aver investito oltre 50 milioni su Koopmeiners. In caso di insuccesso, un altro bonifico milionario a favore dell’Atalanta sarebbe percepito come una forma di masochismo. 

profilo

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Meglio orientarsi su un profilo diverso. Tonali sarebbe perfetto, perché ha l’armatura da giocatore della Juve. Dietro i grandi successi della Signora c’è sempre stato quel tipo di centrocampista, il numero 8 che governa e lotta in misura uguale: Benetti e Tardelli, Deschamps e Conte, Tacchinardi e Marchisio. Tonali però costa molto. In attacco, la strategia di Vlahovic e dei suoi procuratori è evidente: un’ultima stagione a Torino, per liberarsi a zero nel 2026 e fare un pieno di milioni, con un contratto altrove e con il cosiddetto bonus alla firma, il premio di benvenuto che ha svuotato e reso pleonastico lo status di parametro zero. 

vlahovic

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Inutile appellarsi a Vlahovic, invocarne la gratitudine per lo stipendio da un milione netto al mese di cui gode. E uno scontro frontale – il giocatore fuori rosa o ai margini – sarebbe controproducente. Meglio trattare, minimizzare il danno, aggiornare l’intesa con il Psg per Kolo Muani e chiudere la trattativa per Jonathan David. Il canadese del Lille può essere impiegato sia come centravanti sia come seconda punta. Un duo Kolo Muani-David sarebbe sfuggente, sono due punte che non sempre i difensori vedrebbero arrivare. Le scelte di Damien Comolli, il neo-responsabile dell’area tecnica, ci diranno che Juve sarà. Per quanto la sconfitta con il Real sia stata dignitosa, oggi la Juve ci sembra prigioniera di una mediocrità neppure aurea.



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