Carolina Portaluppi, figlia di Renato, star dei social: “Tifo Roma e adoro Totti”

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La figlia del tecnico del Fluminense, influencer da 2 milioni di followers: “Adoro il vostro paese, un giorno verrò a viverci. I miei idoli? Totti e Barella. Io ho provato a giocare, ma…”

Dal nostro inviato Filippo Conticello

Chiedete in Brasile, e vi diranno che probabilmente è più famosa lei del padre. Carolina Portaluppi è la figlia 31enne di Renato, l’ex Roma mai rimpianto dal popolo giallorosso, diventato poi guru della panchina in patria: mentre il babbo vince Libertadores, Carol riempie le riviste, da modella e influencer di fama planetaria, e fa il pieno di follower, arrivati a quasi 2 milioni solo su Instagram. È venuta a Charlotte con maglia tricolor del Fluminense e una certa eccitazione per la sfida contro una squadra che arriva dall’Italia, la sua seconda patria: “Sto ancora imparando l’italiano, ma tra poco parlerò in modo fluente e prenderò anche il passaporto, intanto mi godo questa partita spettacolare…”, racconta Carol, mentre diversi tifosi nerazzurri intorno la riconoscono e le chiedono pure una foto.

Ma lei ama più il calcio italiano o quello brasiliano? 

“Amo il calcio, punto. Sono cresciuta con questo sport per via di mio padre, è una parte di me che ho sentito dentro fin da piccola. Ho pure giocato, ma non era la mia strada… Dopo il Brasile, il Paese che amo di più al mondo, anche dal punto di vista calcistico, è l’Italia: sono sicura che un giorno vivrò da voi, intanto seguo il vostro campionato assieme a quello brasiliano”.

Qual è la squadra del cuore in Serie A e in Brasile? 

“Da voi non posso che dire la Roma, perché mio padre ha giocato lì e abbiamo tutti un affetto speciale per il club. Però, storicamente, mi piacciono anche l’Inter e la Juventus. In Brasile, al momento tifo, ovviamente, per il Fluminense! Ma è chiaro che amo molto anche il Gremio per quello che abbiamo vissuto al livello familiare: Renato Gaucho lì è diventato campione del mondo!”.

Che tipo di rapporto ha con suo padre Renato? 

“È il mio migliore amico, è tutto per me. Siamo sempre lì a scherzare, a fare progetti e cose insieme. Tutti dicono che ci assomigliamo molto, sia fisicamente che nel carattere: in effetti, ci apriamo con le persone che conosciamo, ma a volte diventiamo chiusi, timidi anche se non sembrerebbe. Ciò che ci differenzia molto, invece, è il fatto che lui si lamenti troppo. Io, mai. Così gli dico che sta invecchiando e sta diventando sempre più brontolone, e poi è anche decisamente pignolo. Comunque, mio padre mi ha sempre sostenuto nel mio lavoro, vuole solo che io sia felice: ho studiato giornalismo e lavorato come presentatrice e reporter, poi ho capito che la mia strada era nei social media e lui mi ha spinto a seguirla”.

Alla Roma a Portaluppi non andò benissimo: cosa ricorda di quell’infausta stagione 1988-89.

“È un ricordo comunque molto importante, parla sempre bene del tempo trascorso lì, ricorda ancora un po’ di italiano. Forse avrebbe voluto restare di più, ma sentiva molta nostalgia del Brasile. Nonostante tutto, resta molto orgoglioso di quell’esperienza. Mi ha persino regalato una maglia della Roma con cui ha giocato: la conservo tra le cose più care”.

Quali sono i suoi giocatori preferiti, azzurri e verdeoro? 

“In Italia, il mio preferito di sempre è Francesco Totti. Tra gli attuali, mi piace molto Nicolò Barella. In Brasile, prima un tempo era Ronaldo, oggi è Vinicius Junior. Li conosco personalmente entrambi”.

E dentro alle rose di Inter e Fluminense? 

“Nel Fluminense Arias si sta distinguendo sempre di più, ma l’Inter ha Lautaro, il giocatore più forte della rosa di Chivu. In nerazzurro ci sono pure due brasiliani interessanti, Carlos Augusto e Luis Henrique: non li conosco personalmente, ma li ho visti giocare spesso. Soprattutto Luis è un ottimo rinforzo”.

Che partita sarà questo ottavo di finale? 

“Sarà incredibile, molto emozionante. L’Inter è una squadra fortissima, quindi sarà una sfida dura per noi, ma bella da vedere. Ho grandi aspettative e fiducia nel Fluminense, che tiferò allo stadio con tutto il cuore: mio padre è un allenatore che sa motivare molto i giocatori, sa spingerli a non arrendersi mai. Dice sempre che tutto è possibile, che niente è mai perso, che il calcio è imprevedibile. Quindi, perché non crederci anche stavolta a Charlotte?”.



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