Doveva essere la rivincita di Novak Djokovic, dopo l’epica finale persa l’anno scorso al quinto set in quasi cinque ore di battaglia, e invece è stato il trionfo di Carlos Alcaraz che a 21 anni vince nettamente a Wimbledon a un mese dal successo al Roland Garros (in cui superò Alexander Zverev). Il punteggio è eloquente: 6-2, 6-2, 7-6 in due ore e mezza. È il quarto Slam di una carriera giovane quanto prodigiosa, conquistato sotto gli occhi della principessa Kate Middleton, in viola nel Royal box con la figlia Charlotte, e di leggende del tennis come Agassi ed Edberg.
Per Djokovic, 37 anni (come 37 sono le finali Slam raggiunte) sarebbe stato l’ottavo titolo sull’erba inglese (avrebbe eguagliato Federer) e il 25° major.
La partita
Ma oggi il dominio dello spagnolo nei primi due set è stato clamoroso e assoluto. Poi, nel terzo parziale, l’orgoglio ha impedito a Nole di arrendersi: ha resistito fino al 4 pari prima di cedere il servizio, sul 5-4 con Alcaraz alla battuta ha annullato tre match point portandosi sul 5 pari, ma giunti al tiebreak l’avversario non gli ha dato scampo prevalendo 7-4. L’esuberanza fisica, le accelerazioni, la varietà del gioco – eccellente in tutti i fondamentali – e la precisione di Carlos hanno lasciato pochi spiragli al serbo (che solo un mese fa, va detto, subiva l’intervento al menisco dopo l’infortunio a Parigi). Anche i passaggi a vuoto che ogni tanto Alcaraz mostra e che gli fanno correre rischi non indifferenti – come qui al terzo turno con Francis Tiafoe che era arrivato a due punti dalla vittoria – oggi si sono visti poco. Una partita eccezionale in cui il numero 3 del mondo ha espresso tutto il suo talento. Alla sua età erano riusciti a vincere quattro Slam solo Bjorn Borg, Boris Becker e Mats Wilander.
L’emozione durante la premiazione
«Per me è un sogno vincere ancora questo trofeo. Quando avevo 11 anni avevo detto che sognavo di vincere qui ed è una bellissima sensazione. È il torneo più bello, sul campo più bello ed è il trofeo più bello»: sono state queste le prime parole di un emozionato Alcaraz durante la cerimonia di premiazione. E quando è arrivata la domanda sui tre match point mancati, ha osservato che «Djokovic è un lottatore pazzesco, è rimasto lì e sapevo che avrebbe avuto le sue chance. Ho cercato di restare calmo e di giocare il mio miglior tennis nel tiebreak. Alla fine sono riuscito a trovare le soluzioni, giocando alla grande». Non è mancato un commento sulla finale Spagna-Inghilterra degli Europei: «Vedremo sicuramente la partita con il mio team… io il mio lavoro l’ho fatto. Sarà una partita durissima e vedremo chi vincerà» ha concluso. Anche Nole è apparso commosso, dopo la sua decima finale sull’erba inglese: ha ringraziato i figli, dicendo che ogni volta che li vede lassù si emoziona, che «Wimbledon è il mio sogno, ogni volta che entro sul centrale, anche se è successo tante volte, è sempre come se fosse la prima: torno il bambino che ero e che insegue quel sogno». Sia in campo, sia poi in conferenza stampa, ha reso onore ad Alcaraz, riconoscendone la superiorità da tutti i punti di vista: per come si muoveva, per la velocità di palla, per il servizio. In vista delle Olimpiadi, al via il 27 luglio sulla terra rossa del Roland Garros, «per battere i migliori giocatori del mondo in questo momento, Alcaraz e Sinner, dovrò giocare molto meglio di come ho fatto oggi», ha concluso Djokovic.
Carlos e Jannik
In conferenza stampa, Carlos si è schermito dalle celebrazioni per i quattro Slam: «Onestamente cerco di non pensarci troppo. Ovviamente è un ottimo inizio della mia carriera ma devo andare avanti e continuare a costruire il mio percorso». Lo spagnolo si è soffermato sulla nuova generazione che lo vede protagonista insieme a Jannik Sinner, numero uno del mondo: «Penso che essere lì con Jannik, in cima alla classifica, e vincere gli Slam, sia positivo per il tennis. Come ho detto molte volte, c’è una bella rivalità tra noi, quella di giovani giocatori che stanno emergendo e lottando. Credo sia fantastico per lo sport, per il tennis e anche per i giocatori».
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