Gol e partitone con il River, la punta ha convinto la società. E resterà in nerazzurro. “Il giorno più emozionante della mia vita, non solo calcistica”
Abbiamo visto toccarsi presente e futuro. Abbiamo visto un giocatore che ha tutto per diventare il riferimento dell’Inter e della nostra Nazionale nei prossimi anni. Pio Esposito non dimenticherà mai Seattle, il Lumen Field, uno stadio pensato per il football americano e invece all’improvviso diventato così esaltante anche per il soccer italiano. Quello di casa nostra. Quello che ha sempre prodotto grandi centravanti. Pio va in quella scia. È un ragazzo che domani compie 20 anni e contro il River Plate, in una partita che ha avuto tratti agonistici poco conosciuti alle nostre latitudini e ha qualificato l’Inter agli ottavi (contro il Fluminense lunedì alle 21), è sembrato comodo come sul divano di casa. L’abbiamo visto giocare come un papà fa con il figlio in giardino, una serenità disarmante, una consapevolezza totale dei propri mezzi. Fa bene Chivu ad esaltarlo e contemporaneamente a dire “non dobbiamo commettere con lui l’errore commesso con altri”. E il pensiero di tutti è andato a Mario Balotelli. Ma ci sono già abbastanza elementi per dire che siamo di fronte a due storie diverse. L’Inter lo terrà: altro che cessione in prestito, la prossima stagione Esposito sarà in organico vicino a Lautaro, Thuram, Bonny e forse un quinto attaccante.
Qualità
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A Seattle intanto Pio s’è divorato il River Plate: i difensori di Gallardo non l’hanno mai capito. Anticipato. Frenato. Magari alla Fifa riusciranno finalmente pure nell’impresa di abbinare il suo volto al nome corretto, visto che a Seattle all’ingresso in campo l’hanno annunciato con il nome del fratello Sebastiano. Pio neppure se n’è accorto. È stata una partita vecchio stile, calci e non solo calcio: per dire, dopo pochi minuti Esposito ha subito un intervento durissimo da dietro, di quelli che i difensori di una volta facevano contro i ragazzini per intimidirli. Ma il nostro ha fatto spallucce. A fine partita ha raccontato: “La verità è che partite così mi piacciono, vanno anche meglio per le mie caratteristiche. Io gioco con il corpo, proteggo la palla e faccio salire la squadra, il mister mi aveva detto proprio di sfruttare queste mie qualità”. L’ha fatto, eccome se l’ha fatto. In una gara giocata quasi in tutte le zone del campo uomo contro uomo, Pio ha fatto la differenza. Ha una qualità con comune, anzi decisamente rara: la capacità di abbinare un fisico imponente – 191 centimetri – alle doti tecniche, alla bravura nel gestire il controllo del pallone. “Si pensa sia bravo solo in area, ma non è così, è bravo ovunque, regge il duello in tutte le zone del campo – ha detto di lui Chivu -. Lo conosco da quando era più basso di me: questa prova è un premio alla sua intelligenza”.
I giovani al top
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Nelle scorse settimane l’Inter ha davvero pensato di completare la crescita del ragazzo mandandolo in prestito in Serie A. Ma con il passare dei giorni si è fatta strada sempre più la seconda via, tenerlo in organico. Perché, se in giro per l’Europa i 18enni giocano titolari nei grandi club, non può accadere anche da noi? Questa domanda se la sono posta, i dirigenti nerazzurri. Peraltro, lui e Carboni – con Bellingham del Borussia Dortmund – sono due dei tre più giovani marcatori di questo Mondiale. Pio resta, allora. E avrà spazio, lì dove dietro la ThuLa c’era il vuoto. “Pensa se avessimo avuto lui e non Taremi durante la stagione…”: ecco, non c’è persona – dentro e fuori l’Inter – che non abbia pensato a questo vedendolo contro il River. Il movimento con cui ha controllato con il destro, si è girato, ha mandato al bar Diaz e poi ha trovato l’angolo ha ricordato in tutto e per tutto Luca Toni. “Questo è sicuramente il giorno più bello e più emozionante della mia vita, non solo dal punto di vista calcistico – ha poi detto Pio -. Dopo la rifinitura ho saputo che avrei giocato, la notte prima non ho dormito molto, ho immaginato in tutti i modi come sarebbe stato, come avrei potuto segnare, perché sapevo che giocando con questi campioni di sicuro almeno un’occasione prima o dopo sarebbe capitata. Poi però quando ho visto la palla entrare non ho capito più niente, è stato quasi scioccante. Ho visto Lautaro esultare, allora mi sono detto ‘è tutto vero!”’ Sono orgogliosissimo, felicissimo”. E con lui il fratello Sebastiano, che non s’è voluto perdere un minuto della gioia del fratello, il primo ad essere abbracciato dopo il gol. Seba ha voluto anche accompagnarlo in sala stampa, s’è seduto e si è gustato Pio rispondere alle domande: “L’esultanza con i muscoli è la mia, la facevo anche allo Spezia. Questa prova è il frutto del lavoro svolto negli ultimi due anni. Ringrazio Chivu, i compagni. E Lautaro: con uno così, vicino, è tutto più semplice”. Farà bene ad abituarsi: “Ma io voglio continuare solo a fare quello che ho fatto qui a Seattle, sfruttare le occasioni che mi vengono concesse”. Meglio di così, è difficile.
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