Furlani: “Tare e Allegri i nostri primi acquisti. Ma questa non è una rivoluzione”

allgossip9@gmail.com
6 Min Read

L’ad rossonero: “Di Max mi ha colpito la conoscenza del Milan e quanto tenesse a questo club. Ibra e Moncada risorse molto importanti”

Luca Bianchin

Giornalista

“Questa non è una rivoluzione”. Giorgio Furlani racconta il progetto del Milan 2025-26 e dice che sarà “un cambiamento”. Come dire: correggiamo il tiro, ma non tutto è da buttare. Furlani ha incontrato alcuni giornalisti assieme al nuovo direttore sportivo Igli Tare e ha spiegato il senso dell’estate rossonera: “Non abbiamo bisogno di una rivoluzione, l’obiettivo è mirare a essere competitivi per puntare a vincere trofei”. I primi due pilastri del cambiamento sono, evidentemente, Igli Tare e Massimiliano Allegri, i due uomini di esperienza chiamati per gestire la ricostruzione: “Sono i primi due acquisti”, ha confermato Furlani. E ancora: “Abbiamo cambiato l’impostazione dell’area sportiva, ci siamo resi conto che sarebbe stato importante avere una figura come Igli, e Igli in particolare. Sono convinto che con lui abbiamo fatto la scelta giusta, lavoriamo nella stessa direzione”.

max il vincente

—  

Sì, ma come è successo? Furlani spiega: “Igli, ancora prima di cominciare, mi ha detto ‘Allegri è l’uomo giusto’. Abbiamo puntato sull’allenatore con più trofei nella storia del calcio italiano, un allenatore con una storia di vittorie e una storia nel Milan. Volevamo qualcuno con esperienza nel calcio italiano”. I primi passi sono incoraggianti: Furlani e Allegri si sono confrontati, Allegri ha portato la sua visione esperta e Furlani ha accettato con piacere di dare più spazio all’allenatore sul mercato. Un anno fa, con Fonseca, non era successo. “Di Allegri mi ha colpito la conoscenza del Milan e del campionato – spiega Furlani -. Ha entusiasmo e conoscenza del Milan, della società, della squadra. Ci porta grande energia e voglia di fare bene”.

allegri e il blitz a lugano

—  

Tare racconta un dietro le quinte della trattativa con Max, fa capire come la rapidità sia stata decisiva. “Dopo il mio arrivo c’era la necessità di intervenire subito con un nuovo allenatore e dal primo contatto ho capito che Allegri teneva molto a questa società. Aveva conoscenza profonda delle problematiche, da lì ho capito il suo grande interesse. Io e Giorgio abbiamo fatto un blitz a Lugano, lo abbiamo incontrato a lungo e abbiamo fatto sì che Max in 48 ore accettasse”. Il rapporto ora è stretto: “Sento Allegri 4-5 volte al giorno, è al corrente di tutto. Parliamo delle caratteristiche dei giocatori e delle opportunità che nascono quotidianamente. Ci siamo detti che la priorità la hanno determinati ruoli, poi vedremo il resto”.

la struttura: ibra e moncada

—  

La struttura del club così cambia. Furlani ha sempre l’ultima parola nelle decisioni. Tare è l’uomo delle trattative, in contatto costante con Allegri. Zlatan Ibrahimovic è il rappresentante della proprietà. Geoffrey Moncada ha funzioni di capo scout e per Furlani resta un riferimento importante nella valutazione dei calciatori. L’amministratore delegato chiarisce tutto con un paio di precisazioni: “Zlatan non è mai stato nell’organico dell’azienda Milan. Rimane una persona molto importante nel nostro progetto, come operating partner di RedBird. È una persona che noi milanisti amiamo, da giocatore ci ha riportato a vincere, ha giocato in Olanda, Italia, Spagna, Francia, Inghilterra, Stati Uniti: ha una grande ricchezza di competenze. Quanto a Moncada, è con il Milan da 7 anni, è una risorsa importantissima, rimane il direttore tecnico. Conosce i giocatori e identifica i talenti, in Francia e nel mondo, come pochi o nessuno. Rimane centrale nel progetto Milan”.

maignan e il no al chelsea

—  

L’equilibrio naturalmente non è semplice e la cessione di Reijnders, che nell’ultimo anno aveva conquistato San Siro, lo dimostra. Le regole di gestione, di Elliott prima e RedBird poi, rimangono: l’idea di puntare su profili giovani e con ingaggio controllato, l’equilibrio di bilancio, la volontà di creare ricchezza dall’area commerciale per investirla nella squadra. “Il calcio è centrale. Tutte le risorse economiche generate vengono investite per la performance sportiva, ma ci sono dei paletti – dice Furlani -. Dobbiamo decidere come allocare le nostre risorse, perché i soldi non piovono dal cielo”. Mike Maignan è un buon esempio. Furlani non cita esplicitamente il Chelsea ma il riferimento è chiaro: “Abbiamo avuto l’interessamento di un club inglese e non lo abbiamo ritenuto interessante. Mike è stato molto corretto e come lui il suo agente: ha dato apertura a entrambe le soluzioni, anche a rimanere al Milan”. E così, Maignan è rimasto e forse sarà il capitano. Il Milan così prova a ripartire, con lui e con il lavoro di squadra: “Non c’è una divisione tra un’anima sportiva e il resto del club, siamo un tutt’uno”, precisa Furlani. Bella sfida. Questa lunga, strana estate di cambiamento può continuare.



Share This Article
Leave a Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *