Lo svedese in passato ha già cercato di aiutare – con alterne fortune – il portoghese nella crescita. Ora, in questo Milan che intende ripartire fortemente da Rafa, il lavoro di Zlatan con lui diventa vitale
Si va dal classico servizio “posato” – accanto all’insegna del parco nazionale del Serengeti – a scatti più dinamici: per esempio una mossa di taekwondo a due centimetri dalla faccia di Verratti (non sono segnalati ricoveri, dev’essersi fermato in tempo) e un’acrobazia col pallone in piscina. Sono le cartoline che Zlatan Ibrahimovic invia con buona frequenza ai suoi 72 milioni di follower – giova sempre ricordare l’ampiezza della comunità virtuale di Z – dalle vacanze, che riscuotono i commenti più disparati. La claque resta assolutamente notevole ma in termini calcistici è stata parzialmente erosa dall’ultima stagione del Milan. Ibra si è ritrovato, assieme a tutti gli altri da Cardinale in giù – nel mirino dei tifosi rossoneri. Che, adesso, deglutiscono con difficoltà il relax dello svedese mentre Tare e Allegri si sono praticamente portati la brandina in via Aldo Rossi.
riflessioni
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Nel momento in cui si parla di Zlatan e del suo modo di porsi pubblicamente, soprattutto da quando ha smesso di giocare, è d’obbligo però fare un rigido distinguo fra opportunità (di postare, o meno, un contenuto sui social in un dato momento) e ruolo. Perché il ruolo, sebbene destinato a rimanere piuttosto fluido e basato su un insieme di missioni aziendali, non gli impedisce in alcun modo di viverlo… alla maniera di Ibra. Lo svedese non è un dirigente del Milan, è un consulente di RedBird, a libro paga di RedBird, e quindi si muove in un ambito e a un livello diverso, per esempio, dal direttore sportivo. E anche dall’amministratore delegato (Furlani, a differenza di Z, è in quota Milan). Queste riflessioni aiutano a fare un po’ di chiarezza, a osservare le cose da una prospettiva diversa, e magari a cercare di capire dove potrà arrivare un contributo decisivo da parte di Ibra. Scorrendo le varie aree ufficiali di competenza, si legge anche che il suo mandato “includerà lo sviluppo dei giocatori e la formazione per alte prestazioni”.
compiutezza
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Eccola, la chiave della sua presenza a Milanello. E cioè trasferire la sua esperienza e la sua visione ai calciatori. E’ in questo contesto che irrompe inevitabilmente il nome di Leao. Ventisei anni appena compiuti per un uomo – basta, col chiamarlo ragazzo – dove compiutezza è la parola che racchiude tutto. Zlatan gliela deve consegnare, o quanto meno aiutarlo in quell’ultimo step che Rafa proprio non riesce a realizzare. Ci fu una volta – quattro anni fa – in cui parlando di lui lo svedese disse: “Non riuscivo a stimolarlo. Se non si aiuta da solo, nessuno può aiutarlo. Prima di questa stagione però è cambiato totalmente, ha capito da solo cosa fare”. Nel suo libro Adrenalina è stato anche più drastico: “Solo con Leao non sono riuscito a trovare la chiave per svegliarlo. Ho provato in ogni modo, sono stato dolce, duro, indifferente. Ce l’ho fatta con tutti, ma con lui no. Sono arrivato alla conclusione che, se uno non si sveglia da solo, c’è poco da fare”. Tocca riprovarci, Zlatan. La missione è chiara e imprescindibile dal momento che Rafa – al netto di offerte indecenti in tripla cifra – è destinato non solo a restare a Milanello, ma a essere la pietra angolare su cui sta venendo rivisitata la rosa.
le frasi più belle
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I due hanno sempre avuto un rapporto intenso, sia da compagni che dopo, con spennellate reciproche di miele. Ibra ha detto di lui cose come “Leao non è Balotelli, quel colpo di tacco sbagliato è una roba geniale (il riferimento è al gol divorato col Newcastle in Champions, ndr). Se segni così sei un genio. E quella cosa fa capire perché Leao è lì e Balotelli in tribuna”, o anche “tutti chiedono di dirgli come giocare. Per noi è tra i più forti al mondo: come glielo spieghi come deve giocare? Lo sa lui, per questo è tra i più forti al mondo. Poi puoi indirizzarlo tatticamente, ma come deve giocare non glielo spieghi. È lui che ti spiega come deve giocare”. Leao ricambia dicendo che “Ibrahimovic è come un fratello maggiore”, “mi ha aiutato non solo come calciatore, ma anche come uomo”, “mi ha fatto capire cosa significa il Milan”. E poi: “Mi ha insegnato la concentrazione per tutta la partita”. Ecco, sotto questo aspetto Zlatan dovrà riprendere in mano la materia. “Chi è meglio tra me e Leao? Zlatan, ma Zlatan ha creato Leao”, aveva detto al Festival dello Sport lo svedese, a cui piace molto indossare panni divini. Consiglio: è meglio che Ibra al settimo giorno con Rafa non si riposi.
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