La nuova politica dei rinnovi in casa bianconera è chiara ma il calciatore prende tempo: potrebbe rischiare un anno da separato in casa
Non c’è elemento della rosa della Juve che non abbia rinnovato il contratto senza accettare una riduzione di circa il 15%. Da quando si è insediato il neo presidente Ferrero, e con lui l’ad Scanavino, il club ha avviato una serie di trattative al ribasso che hanno portato – soprattutto dalla scorsa estate – ad abbassare sensibilmente il monte ingaggi e a un taglio netto degli ammortamenti. A Giuntoli erano state affidate le chiavi della rivoluzione, Comolli non deve fare altro che seguire la scia trovando maggiore efficacia nei risultati sportivi. E provando a trovare soluzioni laddove il suo predecessore non è riuscito a farlo: ecco perché nel caso Vlahovic le aspettative si sono spostate tutte sul neo dg.
contratto
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Senza prolungamento con riduzione dello stipendio il serbo è fuori dai giochi: linea chiara e nota da tempo. Bisogna andare però a fondo del contratto che lo lega alla Juve e conoscere alcuni dettagli della struttura dell’accordo, per avere le idee chiare sulla complessità della questione. Quando arrivò a Torino (gennaio 2021) Vlahovic aveva firmato un contratto a salire perché gli sarebbe stato riconosciuto un bonus fedeltà nell’ultimo biennio: accordo un po’ anomalo nel calcio, più vicino al mondo dei motori che Arrivabene – in quel momento amministratore delegato della Juve – conosceva decisamente meglio. Nel concreto il club s’impegnava a riconoscere a Vlahovic quasi un’annualità netta in più, evitando di pagare un bonus alla firma.
situazione
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A cosa mirava la struttura del contratto di Vlahovic? A garantirsi la fedeltà del calciatore per la durata dell’accordo, fronteggiando la concorrenza della Premier League che si era già fatta viva sulle tracce dell’attaccante, e ad avere un potere di trattativa alto in caso di vendita anticipata. Ma oltre ai pro c’era pure un contro: il giocatore non avrebbe dovuto deludere le aspettative, come invece è stato per via di una serie di problemi fisici iniziali (su tutti la pubalgia) e avrebbe dovuto rispettare le esigenze del club, che ora invece è esposto al rischio di perderlo a zero o comunque di non prenderci neanche l’investimento fatto. La situazione del calciatore oggi è molto meno interessante di quella prospettata quattro anni fa: non ha mercato di prima fascia.
colloqui
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Appesantito dalla somma pagata per prenderlo (80 milioni) e dalla maxi cifra che avrebbe guadagnato solo all’ultimo anno di contratto (12 milioni), Vlahovic ha pagato più di altri la delusione dei tifosi per l’assenza dei risultati in questi anni. In realtà la base del suo stipendio è di 8 milioni, ai quali il 30 giugno 2025 si aggiunge il primo bonus fedeltà (che fa lievitare lo stipendio a 10 milioni e mezzo) e il 30 giugno 2026 il secondo (per raggiungere la quota dei 12). Giuntoli avrebbe tentato la cessione nella finestra straordinaria di inizio giugno proprio per evitare di far scattare già il primo bonus, tanto che i suoi colloqui con l’agente di Vlahovic erano fermi a ottobre. Ora la Juve dovrà sicuramente pagare il primo bonus, ma proverà a evitare almeno il secondo.
PROPOSTA
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La proposta della Juve è in scia a tutti gli altri rinnovi, ma la trattativa parte dalla base dello stipendio e questo allontana tanto la forbice tra domanda e offerta. Il club, infatti, applica quel 15% di riduzione sugli 8 milioni di base, mentre l’attaccante non vorrebbe scendere sotto la doppia cifra. A conti fatti, la dirigenza non può spingersi oltre i 6 milioni di base, ai quali si potrebbe aggiungere qualche bonus: insomma la metà di quanto arriverà a incassare il serbo nel suo ultimo anno di contratto. L’offerta è ritenuta bassa, ma al momento il calciatore non ha proposte migliori e difficilmente le riceverà se non dai campionati che non lo attraggono (Turchia o Arabia Saudita). Il rischio è che si possa ridurre a vivere l’ultimo anno a Torino da separato in casa.
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