Inter, Taremi dall’Iran: “Sto bene” sulla chat di squadra

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Bloccato nel suo Paese a causa del conflitto con con Israele, l’attaccante ha scritto ai suoi compagni incitandoli prima del debutto col Monterrey

Dal nostro inviato Davide Stoppini

Conta più un suo “sto bene”. Conta solo quello, conterebbe solo quello. E invece Mehdi Taremi è andato oltre: due ore prima della partita contro il Monterrey l’attaccante iraniano ha scritto nella chat di squadra un messaggio di incoraggiamento ai compagni per il debutto al Mondiale per club. È un gol o no? Sì che lo è. Perché Taremi ha anche altro a cui pensare. Altro di decisamente più importante. Il suo Paese è in guerra con Israele, sotto le bombe. E lui non è riuscito a viaggiare verso gli Stati Uniti per raggiungere l’Inter perché lo spazio aereo sulla sua città, Teheran, è stato chiuso. E quindi altro che calcio: niente lavoro, niente sorrisi, impossibile tenere la testa libera. 

bloccato

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“Iran per sempre”, ha scritto Taremi nelle scorse ore sui propri canali social. Mehdi è al sicuro, per quanto in linea generale si possa esserlo in Iran in queste settimane. L’attaccante è in contatto costante con l’Inter, attraverso il team manager nerazzurro Matteo Tagliacarne: non passano più di 3-4 ore senza una sua telefonata o un suo messaggio. È a Teheran, in una residenza privata: non l’ha più lasciata dal giorno in cui sono stati bloccati tutti i voli da e per la nazione. Mehdi era già all’aeroporto, si sarebbe dovuto muovere verso gli Stati Uniti, ma non è riuscito a farlo. Da allora la testa è andata legittimamente su altro. Ha una famiglia cui badare. Famiglia che non è fisicamente con lui, ma è al sicuro in un’altra località. La logistica non è semplice, nulla lo è in verità. Taremi però non ha perso il buonumore e la serenità. È lui a tranquillizzare dirigenti e compagni sulle sue condizioni, racconta di non sentirsi in pericolo. 

la situazione

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Ma non c’è giorno in cui gli stessi compagni, al netto dei contatti via whatsapp, non chiedano alla dirigenza l’evoluzione della situazione. Il presidente Marotta si è adoperato – e continua a farlo – in prima persona per capire, per provare a muoversi. Si è messo in contatto con il ministero degli Esteri e con l’ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei. Ma ad oggi non c’è modo di risolvere la situazione. L’unica possibilità, materiale, di lasciare l’Iran sarebbe quella di attraversare la nazione per poi uscirne via terra. Ma è stata la stessa società a sconsigliare l’ex centravanti del Porto: tutto troppo rischioso. Ma poi per cosa? Perché, al netto delle questioni pratiche, c’è anche un tema di sensibilità. Di approccio a una vicenda complessa, enorme, dentro la quale il calcio e lo sport in generale occupano non esattamente i primi posti. La priorità di Taremi e della stessa Inter è oggi che il giocatore e la sua famiglia stiano bene. Per questo ogni messaggio che arriva sui telefoni dei compagni di squadra e del team manager è un granello di sabbia che si aggiunge in termini di serenità. Quando poi martedì, oltre il check quotidiano, è arrivato anche l’incoraggiamento per la partita di Pasadena con il Monterrey, tutta i giocatori sono rimasti colpiti. Se il calcio può aiutare Taremi anche solo per qualche minuto ad allontanare i pensieri più brutti, avrà già raggiunto il vero obiettivo.



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