Due squadre di ragazzi, una nel capoluogo campano, l’altra nella Striscia martoriata dalle bombe: lo Spartak San Gennaro, l’Al Haddaf Team e un gemellaggio nato nel segno della pace
Davanti ai bombardamenti e ai profughi di Gaza, un ragazzino dello Spartak San Gennaro ha chiesto al suo allenatore: “Ma quei bambini possono giocare a pallone?”. La domanda ha generato un ponte magico. Da 7 anni lo Spartak San Gennaro fa giocare gratuitamente i ragazzi dei quartieri più popolari di Napoli. Si allenano al Filangieri, ex carcere minorile. “Spartak” perché gli spartani erano tosti, “San Gennaro” perché un aiuto superiore serve. A gennaio il gemellaggio con l’Al Haddaf Team, club di Bet Lahia, a nord di Gaza. Un meraviglioso ponte d’amicizia. I bambini palestinesi e napoletani si scambiano i filmati delle rispettive partite e tifano gli uni per gli altri. Quelli di Napoli con la maglietta: “Tutt’eguale song e’ creature”, quelli di Gaza hanno dipinto “Spartak San Gennaro” con la cenere delle loro case bombardate. Mohammed al Sultan, giovane allenatore, ha raccontato in un video: “Siamo scappati da nord, la zona più bombardata, fino al campo profughi di Beir al Balah. Qui, tra le tende, è rinata la squadra…”. Il 16 maggio, Mohammed, 23 anni, è morto sotto le bombe di Israele, con il fratellino Bahaa, 14, calciatore. Ieri, al parco Ventaglieri, gli amici dello Spartak li hanno ricordati: “Mille papaveri rossi per Mohammed e Bahaa”, le loro foto, gli striscioni, “Chi resiste, non muore mai”, un torneo di calcio. Il sogno è giocare presto insieme, a Napoli e a Gaza. In pace. Pep Guardiola ha appena indicato la strada: “Rinunciare a ideologie e divisioni, scegliere il valore dell’amore per la vita e la cura del prossimo. Gaza è un dolore che sento in tutto il corpo”.