La promozione col Pescara è l’ultima impresa di un eterno debuttante ormai vicino ai settant’anni, mosso da passione, impeto e curiosità. Mentre intorno impazza la festa, lui ci lascia il manifesto dei suoi pensieri: parla della Nazionale, si vendica di qualche critica ostinata, combatte con la diretta che impone il suo ordine e il suo conformismo
Dalle persone vogliamo la sincerità ma non sappiamo tollerarla. Ci mette all’angolo, ci disturba quando va a sfuocarsi rispetto al centro delle nostre convinzioni. Vogliamo – dunque – una sincerità accomodata sui nostri pensieri, e ci è necessaria infine quella invenzione sociale chiamata ipocrisia. Pretendiamo riconoscibilità, abbiamo bisogno di sapere da che parte trovare donne e uomini, per un sacco di motivi e non ultimo per quel falso mito della sicurezza che passa dalla convinzione di conoscere i due lati della strada, i loro abitanti e sapere così distinguere chi salta la carreggiata senza pudore: ci confonde chi batte i suoi sentieri, chi risponde solo a sé, per sé e non cerca appartenenze diverse dal suo essere, dalla sua dignità, dalla sua profonda coerenza, da una sensibilità propria e scolpita dall’unicità della sua vita, e attraversa la strada perché vede bordi diversi dai canoni, e cammina sul crinale perché non vede il burrone: laggiù c’è solo quell’integrità che è l’unica cosa alla quale appartiene.