A Torino puntano tutto sul tecnico scudettato ed è difficile ripartire meglio di così. I rossoneri, invece, come l’anno scorso sono indietro nel giro delle panchine. E se aspetti sempre che le carte le diano gli altri…
Un anno fa, all’incirca di questi tempi, il Milan si trovava a guardare la Juventus con un filo di invidia, perché l’allenatore à la page della scorsa primavera-estate, Thiago Motta, era già sulla via di Torino. La società rossonera che cercava un profilo di quel genere (allenatore emergente con fame, idee e voglia di vincere) scartando – così motivava la dirigenza – i tecnici di primissima fascia che erano inarrivabili o i big a forte rischio di collisione con la linea societaria (leggi Antonio Conte) si era dunque indirizzata verso il rischio Fonseca. Un anno dopo siamo qui a spuntare il lungo elenco degli errori. Thiago Motta ha fallito e il suo sostituto Tudor non dovrebbe restare alla Juventus, che però – all’ultimo miglio – ieri è riuscita a conquistare l’obiettivo minimo della Champions e può ripartire su basi più solide. Certo, difficile esaltarsi per una qualificazione arrivata all’ultima giornata con un rigore sul campo del Venezia retrocesso in B, anche considerando i milioni spesi in un mercato ambiziosissimo (-85 il saldo finale), ma nei fatti poco efficace. Anche perché il risultato è comunque peggiore rispetto all’anno precedente, 4° posto contro un 3°, e niente vittoria della Coppa Italia.
milan in ritardo per allenatore e mercato
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Anche Fonseca ha fallito e il suo sostituto Conceiçao aspetta solo il comunicato che sancisca l’addio del Milan, che invece è riuscito a concludere la stagione senza un posto in Europa, cioè dove i rossoneri dovrebbero sempre stare. Forse si può discutere sulla composizione della rosa e sulla personalità di molti uomini-chiave, ma è pacifico che i giocatori del Milan valgano di più dell’ottavo posto finale (qui il saldo del mercato si è chiuso a -70 milioni). L’anno prima aveva chiuso al secondo. Il peccato originale, dunque, è stata la scelta in panchina. Ed è da qui che si deve ripartire. Perché il tema è che – quando si deve avviare una ricostruzione – è tutto maledettamente difficile: le vecchie volpi del calcio dicono che vince chi sbaglia meno sul mercato ma, quando devi ricostruire, sul mercato devi muoverti molto, e quindi i margini di errore sono maggiori. Ecco perché la differenza tra Juventus e Milan oggi non è soltanto nel posto in Europa (che conta eccome), ma anche nelle idee che sembrano guidare le due società.
juve, tutto su conte
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A Torino sono chiare: dopo l’insuccesso di Motta hanno deciso che i rischi stanno a zero, e vanno a riprendersi mister Scudetto Antonio Conte, un allenatore talmente vincente da far diventare fuori moda anche il luogo comune delle minestre riscaldate, che troverà un altro pezzo di identità juventina al suo fianco, Giorgio Chiellini. Difficile partire meglio. Il Milan, dopo il tormento del direttore sportivo che si è risolto con la scelta di Igli Tare libero da mesi (e che quindi avrebbe potuto cominciare a lavorare da tempo), sembra ripetere i macchinosi percorsi che hanno portato a due tecnici (stranieri) che erano apparsi da subito delle scommesse. Conte, a cui si è rinunciato scientemente un anno fa, resterà un rimpianto destinato a non trovare pacificazione. (E a proposito delle remore milaniste: De Laurentiis è riuscito a gestirlo per tutta la stagione limitando al minimo le esplosioni, e senza derogare alla sostenibilità tanto cara alla società. E se è vero che ora i due si saluteranno, con uno scudetto sul petto, potranno ben dire “che è stato meglio lasciarsi che non essersi mai incontrati”). Max Allegri, a cui il pensiero dei vertici milanisti periodicamente torna, dopo tanto tergiversare sembra destinato a finire a Napoli, dove accelerano proprio per anticipare l’eventuale concorrenza. Vincenzo Italiano, forse il preferito a Casa Milan, dovrebbe restare a Bologna. Insomma, il Milan dà l’impressione (felici di essere eventualmente smentiti) di dover aspettare che siano gli altri a dare le carte. In ogni caso, l’ad Giorgio Furlani ha detto che questa sarà la settimana degli annunci, la speranza è che, dopo l’ufficializzazione di Tare e dell’addio di Conceiçao, arrivi anche quello dell’allenatore, perché di tempo ce n’è poco, tra rosa da sfoltire, decisioni importanti da prendere (Leao resta?), uno spirito di gruppo da costruire. A questo punto sarebbe ironico se il cerchio si chiudesse con Thiago Motta (anche perché è difficile inserirlo nella categoria dei vincenti dove il Milan dice di voler pescare).
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