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Analisi Tattica: la Lazio di Igor Tudor

April 24, 2024 | by allcalcio.it

Analisi Tattica: la Lazio di Igor Tudor


Foto Ipa / IPA-AGENCY.NET

Analisi realizzata da Giorgio Di Pasquale, Match Analyst associato AIAPC, abilitato presso il Corso Football Match Analyst – LongoMatch Certification: https://www.elitefootballcenter.com/prodotto/longomatch-fast-track/

Vedremo di seguito come gioca la LAZIO di Igor Tudor: il suo modello di gioco, i suoi principi di gioco, le tattiche utilizzate e i moduli o sistemi di gioco nelle varie fasi.

Il 18 marzo i canali ufficiali dei biancocelesti hanno annunciato che Igor Tudor sarebbe diventato il nuovo allenatore dopo le dimissioni di Maurizio Sarri. Questa scelta è sembrata coraggiosa ai più, considerando che questo cambiamento è avvenuto nella fase decisiva della stagione e con la Lazio in un brutto momento di forma. Le perplessità riguardano non tanto le qualità da allenatore di Igor Tudor che, pur senza avere il palmarès e l’esperienza del tecnico toscano ha comunque lavorato in club importanti e ha un profilo in linea con le ambizioni della Lazio, quanto la decisione di affidarsi a un tecnico che chiede di mettere in pratica ai propri calciatori principi di gioco diametralmente opposti rispetto al suo predecessore.

In particolare, uno dei capisaldi del gioco di Sarri è la difesa a zona in cui i riferimenti principali sono posizione della sfera, posizione dei compagni e posizione degli avversari: la buona riuscita dipende dalla capacità di controllare efficacemente gli spazi e dal lavoro all’unisono di tutti i componenti della linea. Tudor, al contrario, sta lavorando con i propri calciatori per adottare un sistema di marcature uomo su uomo e ingaggiare intensi duelli 1vs1 anche a costo di allontanarsi molto dalla posizione di partenza in campo. Anche in fase di possesso i principi dei due tecnici differiscono in maniera netta: con il gioco di posizione proposto da Sarri eravamo abituati a vedere la Lazio alla continua ricerca della superiorità numerica o posizionale attraverso il controllo della sfera e del ritmo partita iniziando l’azione sempre dal portiere; Tudor privilegia una circolazione meno elaborata rispetto al passato cercando di portarsi in zona offensiva attraverso una trasmissione della sfera più veloce e un ritmo più alto nelle giocate. Il croato, nonostante il breve tempo a disposizione per far assimilare i suoi principi di gioco ai calciatori biancocelesti e le differenze così marcate tra i due allenatori, è riuscito a dare un’identità chiara alla sua Lazio andando a modificare un modello di gioco praticato da quasi 3 anni.

 

 

SDG BASE: 3-4-2-1

SDG IN FASE DI POSSESSO: 3-2-4-1

SDG IN FASE DI NON POSSESSO: 4-4-2 asimmetrico – 4-3-3 asimmetrico (a seconda dell’altezza delle uscite in pressione degli esterni di centrocampo)

La Lazio si schiera con un 3-4-2-1 che, come vedremo nel corpo dell’analisi, cambia forma e struttura tattica più volte all’interno della partita. 

Il portiere è Mandas (in attesa del rientro del titolare Provedel) che fino a questo momento non ha fatto rimpiangere il compagno di reparto grazie a un rendimento costante, ma che rimane comunque una riserva. Bravo tra i pali, può migliorare nella presa, nelle uscite alte e nella distribuzione lunga: pur essendo in possesso di un rinvio molto potente, il più delle volte non risulta essere preciso.

Il difensore centrale è Romagnoli, mancino, bravo nei duelli aerei e con grande proprietà di palleggio, non disdegna interventi ruvidi per cercare di recuperare la sfera. È apparso in difficoltà nella lettura di alcune situazioni di palla scoperta, ma ciò è probabilmente imputabile al poco tempo avuto per lavorare sugli automatismi di questo nuovo modo di difendere.

Il difensore centrale di destra è Casale, che ha già lavorato con Tudor a Verona e, dopo un periodo in panchina con Sarri, sembra poter aspirare nuovamente a un posto da titolare (l’alternativa è rappresentata da Patric). Ben strutturato fisicamente, a suo agio in conduzione e nella distribuzione corta, offre il suo apporto in fase offensiva, anche se in misura minore rispetto al difensore centrale di sinistra Gila, il quale è uno dei calciatori che potrebbe beneficiare maggiormente dell’arrivo del tecnico croato sulla panchina degli aquilotti. Le sue caratteristiche, infatti, si sposano alla perfezione con il lavoro richiesto da Tudor ai difensori centrali esterni: pur non essendo un colosso, è un calciatore aggressivo, deciso e molto coraggioso nel cercare l’anticipo sull’uomo e riconquistare il possesso. Inoltre, lo spagnolo possiede grandi capacità condizionali e una frequenza di passo non indifferente: grazie a queste doti risulta efficace quando deve condurre palla, oltre ad essere in grado di servire i propri compagni con passaggi precisi capaci di bucare le linee di pressione avversaria.

Nelle prime uscite di questa nuova Lazio si sono alternati diversi giocatori che hanno interpretato il ruolo di esterno di centrocampo con caratteristiche differenti: in generale, uno dei due esterni (tendenzialmente quello che gioca sulla fascia destra) ha caratteristiche più difensive e, in fase di non possesso, si abbassa sulla linea dei difensori interpretando il ruolo di difensore esterno di una difesa a 4 (con conseguente scivolamento del DCS che agisce da difensore esterno sinistro); l’altro esterno, pur non facendo mancare il proprio apporto in fase difensiva, è più portato alla fase offensiva e risulta maggiormente coinvolto nell’ultimo terzo di campo di quanto non sia il suo compagno sulla fascia opposta. L’esterno destro scelto da Tudor in queste prime uscite è stato Marusic: in possesso di doti atletiche di buon livello, è un giocatore che a volte ha degli attimi di sbandamento che possono originare situazioni pericolose e che, anche se non eccelle dal punto di vista della pulizia dei gesti tecnici, non fa mai mancare il suo apporto sia in fase difensiva che in fase offensiva, macinando chilometri e supportando il lavoro dei compagni con corse in avanti o all’indietro. Dall’altra parte il titolare sembra essere Zaccagni: elemento tecnicamente brillante, efficace nelle situazioni di 1vs1, è molto abile quando deve trovare il compagno libero tra le linee. Il tempo ci dirà se sarà in grado di mantenere alto il livello delle sue performance nonostante la mole di lavoro richiesta dal nuovo tecnico a un calciatore che occupa la sua posizione: come detto in precedenza, l’esterno sinistro di centrocampo ha meno responsabilità difensive, ma deve comunque garantire un buon numero di ripiegamenti per non lasciare i soli Gila e Kamada in presidio della zona sinistra del campo. 

Nella zona nevralgica del campo Tudor ha abbondanza di uomini e di soluzioni: i 5 che possono giocare in questa posizione sono Cataldi, Kamada, Vecino, Guendouzi e Rovella. Nella prima uscita ufficiale l’allenatore ha schierato la coppia formata da Cataldi sul centrodestra e Kamada sul centrosinistra, garantendo più fluidità di circolazione della sfera e un maggiore tasso tecnico a discapito della fisicità e dell’occupazione della zona di rifinitura da parte dei centrocampisti. Cataldi è un centrocampista di gran temperamento che abbina una discreta tecnica e una discreta visione di gioco a buone doti da interdittore, anche se difetta della qualità e dei tempi d’inserimento per determinare nell’ultimo terzo di campo. Kamada è un centrocampista molto tecnico e in possesso di buona visione di gioco che al tempo stesso è in grado di coprire il campo per tutti i 90’, anche se non ha la struttura ne l’attitudine a difendere per essere efficace in fase di non possesso come in fase di possesso. I più si aspettavano Kamada in posizione più avanzata alle spalle dell’attaccante centrale, ma Tudor sembra voler schierare il giapponese tra i due di centrocampo, forse per permettere a giocatori più “frizzanti” di occupare stabilmente lo spazio tra centrocampo e attacco, considerato che l’ex Francoforte non sembra avere ancora la lucidità e la brillantezza per poter incidere costantemente in quella zona di campo. 

La seconda coppia provata dal nuovo tecnico croato della Lazio è quella formata da Guendouzi sul centrodestra e Vecino sul centrosinistra, duo di centrocampisti con spiccate doti atletiche e fisiche che garantiscono un livello di prestazione alto per tutti i 90’ nonostante i chilometri percorsi. Entrambi hanno caratteristiche da box-to-box e sono centrocampisti che fanno della quantità di lavoro svolto il loro punto di forza, anche se interpretano il ruolo in maniera differente: Vecino ha più tempi d’inserimento e un miglior apporto nell’ultimo terzo di campo; Guendouzi, che nell’ultimo terzo di campo, comunque, non fa mancare la sua presenza, è un calciatore con un’attitudine più difensiva rispetto all’uruguaiano. La scelta di Tudor di affidarsi a una coppia di “incursori” come centrocampisti centrali modifica anche le strategie della squadra in fase di possesso, in particolare in fase di costruzione, di sviluppo e di rifinitura. Resta da vedere l’apporto che potrà dare Rovella una volta ristabilitosi pienamente dall’infortunio. 

Alle spalle dell’unica punta agiscono due giocatori che, anche in questo caso, interpretano il ruolo in maniera differente: sul centrodestra è stato provato più volte Felipe Anderson: invece, sul centrosinistra si sono alternati Pedro, Luis Alberto e Isaksen (sebbene quest’ultimo sia apparso quello che non ha ancora assimilato al meglio il lavoro richiesto dal tecnico ex Marsiglia). Il brasiliano si muove con intelligenza tra le linee e alterna giocate con la catena di destra a momenti in cui viene più spesso incontro al portatore di palla in zona centrale. Anderson è bravo nell’1vs1, oltre ad essere un giocatore esplosivo e dotato di buone capacità organiche: Tudor, come successo in passato con Inzaghi, lo ha schierato anche come esterno a tutta fascia. Sul centrosinistra la scelta è ricaduta su Pedro e Luis Alberto, i quali hanno agito come registi avanzati garantendo qualità nelle ricezioni nel mezzo spazio e nei passaggi a bucare le linee di pressione avversarie. Per entrambi non è da sottovalutare il contributo in fase di non possesso, soprattutto nel ricercare il recupero palla immediato una volta perso il possesso e nel dare copertura ai compagni della catena laterale di sinistra che hanno avanzato la propria posizione. 

L’attaccante centrale ideale di Tudor deve avere buona mobilità, deve essere un calciatore resistente -visto che sprinta spesso per andare in pressione sul portatore di palla–, deve avere una buona capacità di allungare la linea avversaria e deve saper legare il gioco con i compagni, oltre chiaramente ad essere capace di battere a rete. Tudor ha provato sia Immobile che Castellanos con risultati non del tutto soddisfacenti: il capitano, in un cattivo momento di forma, non è sembrato brillante e in grado di associarsi ai compagni come richiesto dal tecnico croato; il Taty, seppur più tecnico e più bravo a legare il gioco, è apparso appannato davanti alla porta sciupando diverse occasioni da goal. Fino a questo momento Castellanos e Immobile si sono divisi in maniera equa il minutaggio e vedremo chi dei due scenderà più spesso in campo da titolare.

FASE DI POSSESSO

COSTRUZIONE

Come detto nell’introduzione dell’analisi, Tudor adotta principi di gioco molto differenti rispetto a Sarri, tuttavia cerca comunque di far partire l’azione dal basso. Le soluzioni adottate in fase di prima costruzione sono sostanzialmente due e dipendono in buona parte dalle caratteristiche dei centrocampisti titolari: se in campo c’è uno o più centrocampisti “tecnici” (Kamada o Cataldi) si opta più spesso per la soluzione n.1, se i centrocampisti sono entrambi “invasori” (Guendouzi o Vecino) è più facile che la Lazio faccia ricorso alla soluzione n.2.1) L’azione inizia dal portiere con il DCD e il DC disposti ai limiti dell’area piccola. I due centrocampisti, una volta che la sfera è in gioco, a turno si abbassano sulla linea difensiva andando ad affiancare sul lato destro o sinistro Romagnoli per formare una linea a 4 e muovere la palla in condizione di superiorità numerica, sfruttando il posizionamento della squadra avversaria che, per evitare la parità numerica nella propria metà campo difensiva, lascia inevitabilmente un uomo libero di ricevere in fascia oppure nei mezzi spazi occupati dal centrocampista centrale che non si è abbassato o da uno dei due trequartisti.

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2) In alternativa, quando non si verificano le condizioni per sfruttare la situazione n.1 appena descritta, i centrocampisti centrali si abbassano a ridosso del limite della propria area di rigoreper attrarre la pressione e liberare spazio alle spalle della linea dei centrocampisti avversari, spazi ricercati dal rinvio di Mandas che prova a servire i compagni più avanzati con passaggi lunghi indirizzati verso l’esterno del campo (viene ricercato più il lato sx che il lato dx, data la maggiore padronanza tecnica e l’attitudine al gioco offensivo di Zaccagni rispetto a Marusic) oppure verso il centro del campo, con la punta e uno dei due trequartisti che giocano vicini per cercare di combinare una volta ricevuta la sfera. La scelta di adottare questa soluzione più spesso quando i due centrocampisti titolari sono box-to-box si riflette anche nella maggiore possibilità di conquistare la seconda palla dopo che la difesa avversaria ha respinto il rinvio di Mandas.

SVILUPPO

Una volta superata la prima linea di pressione, i calciatori oltre la linea della palla si muovono a turno incontro al giocatore in possesso della sfera per un duplice scopo: attrarre la pressione degli avversari e, di conseguenza, permettere al calciatore in possesso di cercare un passaggio a bucare la seconda linea di pressione e arrivare dai compagni situati in zona di rifinitura. Il fine è trovare una soluzione pulita tra le linee che possa permettere al calciatore che riceve la palla di girarsi e puntare l’uomo oppure dare origine a combinazioni a 1-2 tocchi sulle catene laterali composte da DCD-ED-TRQDX a destra e DCS-ES-TRQSX a sinistra. In fase di sviluppo i difensori centrali esterni, se in possesso di palla oltre la prima linea di pressione avversaria, sono incoraggiati a condurre, a cercare l’1-2 e a proporsi in avanti senza paura (situazione che viene sfruttata maggiormente dal lato di Gila che da quello di Casale/Patric). Quando l’esterno destro di centrocampo –Marusic- è in possesso di palla sul versante destro del campo, l’altro esterno –Zaccagni- si trova aperto e alto sul campo dall’altra parte e, qualora non vi fosse spazio per le soluzioni appena descritte, si opta per una veloce trasmissione orizzontale da lato a lato volta a muovere ulteriormente le linee avversarie o, in alternativa, uno dei due CC cerca il cambio gioco sul lato debole.

LATERALITA’L’utilizzo delle catene laterali è di grande importanza per la manovra dei biancocelesti. In fase offensiva, come detto, la Lazio si schiera con un 3-2-4-1 in cui gli esterni della linea dei centrocampisti sono Zaccagni a sx e Marusic a dx e, date le caratteristiche degli interpreti, i flussi di gioco sono differenti sulle due fasce.

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A destra, con Marusic che in fase offensiva si comporta come un esterno a tutta fascia, si ricerca la superiorità numerica mediante interscambi di posizione che coinvolgono i componenti della catena laterale, con Casale in una posizione intermedia, Marusic aperto in ampiezza e Felipe Anderson sullo stesso corridoio verticale del DCD. In alcuni momenti il brasiliano e il montenegrino invertono le proprie posizioni: è Felipe Anderson a sfruttare l’ampiezza e Marusic a trovarsi nel mezzo spazio in verticale rispetto al DCD.

Sul fronte opposto è fondamentale il lavoro di tutta la catena: con un calciatore molto tecnico fissato in ampiezza (Pedro o Zaccagni), spetta a chi occupa il mezzo spazio effettuare movimenti in verticale sia per offrire un vertice a chi è in possesso sia per portare via un uomo al compagno largo in fascia, il quale, una volta ricevuta la sfera in condizione di 1vs1, spesso dribbla il diretto marcatore oppure riesce a trovare i compagni tra le linee con passaggi precisi. Si noti anche il lavoro di Gila, puntuale nel supportare la manovra attraverso sovrapposizioni interne o esterne a seconda della situazione.

RIFINITURA

La ricerca di spazi in zona di rifinitura è fondamentale nell’economia del gioco della Lazio di Tudor: l’attaccante centrale stressa la difesa avversaria con movimenti lungo-corto per cercare di allungare la linea e dilatare le distanze tra il reparto difensivo e la linea dei centrocampisti, permettendo a chi riceve palla di avere più tempo e spazio per agire. Ai giocatori che gravitano tra le linee (soprattutto i due trequartisti e la punta centrale che cercano molto giocate a muro per poi inserirsi) è richiesta intelligenza tattica per capire dove e come posizionarsi per cercare di far male, così come rapidità di pensiero per rappresentare una minaccia concreta per la retroguardia avversaria. La rapidità delle giocate è fondamentale per la buona riuscita e quindi la Lazio cerca costantemente di muovere la palla massimo a due tocchi. L’apporto dei difensori centrali esterni non manca in zona di rifinitura, ma il loro contributo è più finalizzato a portare via l’uomo al compagno o a occupare degli spazi liberi anziché determinare nell’ultimo terzo di campo. I centrocampisti centrali, soprattutto Guendouzi e Vecino, sono più avvezzi a sganciarsi in avanti di quanto non facciano Kamada e Cataldi.

FINALIZZAZIONE

La Lazio dispone di fantasia e talento offensivo per essere pericolosa, anche se in queste prime uscite si è notato come la squadra debba ancora recepire bene i concetti del nuovo allenatore e come la fase realizzativa sia stata e continui ad essere una delle aree in cui è necessario apportare delle migliorie. Le combinazioni sulle catene laterali permettono agli esterni di trovarsi più volte all’interno della partita con tempo e spazio per effettuare dei cross: questa soluzione viene utilizzata spesso e l’area viene riempita da almeno 3 giocatori con altri uomini pronti al limite dell’area per sfruttare una respinta e rendersi pericolosi. Anche i difensori centrali esterni contribuiscono a creare pericoli e, una volta arrivati in posizione congeniale, cercano il cross al centro attraverso sovrapposizioni interne ed esterne.

Anche se non è la soluzione più ricercata dai biancocelesti, non viene disdegnata nemmeno la conclusione da fuori, in ragion del fatto che la squadra dispone di buoni tiratori. La Lazio cerca frequentemente di arrivare a battere a rete attraverso triangolazioni in cui i vertici si interscambiano la posizione, così come viene cercato spesso l’1-2 per trovare il taglio dell’attaccante centrale. I giocatori offensivi, inoltre, provano spesso a superare il diretto marcatore nell’1vs1. In queste prime uscite della nuova Lazio non è stato frequente il ricorso a un attacco diretto, anche se per caratteristiche dell’allenatore e dei giocatori è lecito attendersi l’utilizzo di questa soluzione per aumentare il potenziale offensivo e l’imprevedibilità della squadra.

TRANSIZIONI POSITIVE

L’idea di Tudor di una squadra con una tensione verticale e una ricerca più rapida della porta avversaria si evince nella gestione delle transizioni positive. Una volta recuperata la sfera, l’obiettivo è quello di ribaltare l’inerzia dell’azione rapidamente attraverso combinazioni veloci: l’atteggiamento collettivo molto aggressivo dei biancocelesti in fase di non possesso favorisce l’organizzazione di transizioni efficaci perché in genere chi recupera palla ha almeno due soluzioni vicine e può contare sugli smarcamenti preventivi dei giocatori offensivi che si rendono disponibili per un passaggio. Si noti, infine, come la Lazio disponga di uomini molto abili nell’1vs1 e abbia dei giocatori in rosa in grado di portare il pallone più avanti di 20-30 metri grazie a delle conduzioni palla al piede: ciò rappresenta un’ulteriore soluzione per generare delle transizioni positive efficaci.

FASE DI NON POSSESSO

PRIMA AZIONE DIFENSIVA

Il tratto distintivo delle squadre di Tudor è la ricerca furiosa nel riconquistare il possesso: appena persa palla l’obiettivo è il recupero immediato, così come in fase di costruzione avversaria si cerca di strappare il possesso agli avversari in zone di campo favorevoli.

È raro vedere i biancocelesti rinculare e compattarsi per cercare di chiudere tutti gli spazi: ciò avviene solo quando la squadra deve recuperare energie dopo un pressing prolungato.

Generalmente, in fase di non possesso la Lazio si schiera con una linea a 4 di difesa (con Marusic che si comporta da TD, Casale da DCD, Romagnoli da DCS e Gila da TS), invece per le linee di centrocampo e attacco la disposizione dipende soprattutto dall’altezza delle uscite in pressing degli esterni di centrocampo.Di base l’attaccante centrale e uno dei due trequartisti (generalmente quello schierato sul centrosinistra) formano la prima linea di pressione a 2 e si occupano dei difensori centrali avversari, mentre il TRQDX, in seguito all’abbassamento della posizione dell’ED sulla linea dei difensori, prende il posto del compagno sull’esterno e va a formare una linea a 4.

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Se la squadra avversaria opta per una soluzione di prima costruzione con 3 difensori più il portiere, l’esterno di parte alzerà la propria posizione sul campo e la prima linea di pressione sarà formata da 3 uomini e non più da 2.

DIFESA A CENTROCAMPO 

L’atteggiamento dei centrocampisti della Lazio è molto aggressivo e mira a togliere tempo e spazio agli avversari in possesso di palla, costringendo a lanciare in avanti la sfera oppure a tornare nuovamente indietro verso i giocatori più arretrati. Il centrocampo è scaglionato e disposto molto alto sul campo con l’obiettivo di accoppiare ogni biancoceleste con un avversario: se da un lato questa scelta può risultare vantaggiosa perché è difficile riuscire a eludere un pressing portato in maniera così decisa, dall’altro concede molti spazi alle proprie spalle -in zona di rifinitura- dando la possibilità agli avversari di ricevere liberi dalla pressione biancoceleste con molto spazio a disposizione per condurre e creare pericoli per la difesa della prima squadra della capitale.

LATERALITA’

Il lavoro di ripiegamento richiesto dal tecnico croato agli esterni di centrocampo è imprescindibile per l’equilibrio della squadra: se gli avversari attaccano sfruttando tutta l’ampiezza del campo con le catene laterali, è fondamentale che gli esterni siano pronti a ripiegare e dare una mano per evitare che si creino delle situazioni di inferiorità numerica per i biancocelesti che, anche in considerazione di quanto detto poco sopra in merito alla posizione dei centrocampisti centrali, potrebbero portare facilmente gli avversari alla creazione di pericolose situazioni di inferiorità numerica.

ANALISI LINEA DIFENSIVA

Il passaggio da un sistema organizzato a zona con un sistema organizzato con marcature a uomo non può avvenire in maniera immediata e senza difficoltà e, in queste prime uscite, abbiamo visto una sorta di ibridazione dei due sistemi. Infatti, quando la sfera è nella metà campo degli avversari
i biancocelesti sembrano orientati maggiormente alla creazione di duelli individuali che portano i difensori centrali molto lontani dalla propria zona di competenza per cercare di soffocare sul nascere i tentativi di imbastire una manovra pulita per gli avversari. È utile sottolineare come i difensori centrali esterni spesso escano forte in pressing sulla trequarti avversaria per evitare che il loro riferimento abbia la possibilità di ricevere libero di fronte alla porta, così come il difensore centrale spesso segua a uomo l’attaccante centrale avversario. Quando gli avversari sono in possesso di palla nella metà campo difensiva della Lazio, invece, attualmente la linea lavora con una sorta di uomo nella zona molto aggressivo, in cui quando un difensore rompe la linea molto alto per accorciare sul riferimento gli altri stringono la propria posizione e offrono copertura al compagno.

TRANSIZIONI NEGATIVE

L’atteggiamento molto aggressivo dei biancocelesti sul campo comporta inevitabilmente la creazione di molti spazi per gli avversari, soprattutto quando la Lazio perde palla e deve affrontare transizioni negative. I giocatori in zona palla cercano immediatamente di recuperare il possesso, mentre i difensori marcano in maniera preventiva il proprio riferimento. Si noti come, nel caso in cui un avversario riceva libero dalla marcatura dei biancocelesti oppure sia in grado di superare il diretto marcatore in 1vs1, abbia tantissimo tempo e spazio a disposizione per condurre e permettere ai compagni di supportare la transizione al fine di creare situazioni di superiorità numerica e/o posizionale.

ANALISI SWOT

PUNTI DI FORZA

    • Manovra fluida.
    • Capacità di riconquista immediata della sfera.
    • Circolazione rapida che muove le linee avversarie.
    • Massiccia occupazione della zona di rifinitura.
    • Combinazioni delle catene laterali.

PUNTI DI DEBOLEZZA

    • Approccio estremamente dispendioso.
    • Scarsa pericolosità in fase offensiva.
    • Troppo campo libero tra linea di centrocampo e difesa.
    • Se un biancoceleste viene superato in 1vs1, l’avversario ha troppo tempo e spazio a disposizione.
    • Squadra che ha bisogno di lavorare molto fisicamente per arrivare al livello d’intensità richiesto da questi principi di gioco.

 



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