La discesa in Serie D apre a mille incognite. Che succede ora? L’assenza di Ibra al Mazza non è passata inosservata, Oddo e Tassotti paiono ai saluti
“Potrebbe essere peggio, potrebbe piovere”, diceva Marty Feldman in Frankestein Junior. Magari fosse solo pioggia. Sopra il cielo di Milanello non piove: diluvia. Anzi, grandina. Il day after del Milan Futuro, in sconcertante coerenza con la prima squadra, è un ininterrotto e angosciante elenco di domande che piovono da tutte le latitudini. Che cosa vuol dire ritrovarsi fra i dilettanti? Che piega prenderà il progetto? Come verrà gestita la situazione dai piani alti del club? Che strada prenderanno i giocatori? Come ci si è ritrovati in queste condizioni? In estrema sintesi: che cosa succede ora? Proviamo a dare qualche risposta.
scotto
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Al netto della ferita che in questo momento è ovviamente aperta e profonda, il progetto è destinato a proseguire. Abbassare il sipario dopo una sola stagione sarebbe un ulteriore suicidio, dopo quello sul campo. Il fatto che il Milan sia retrocesso al primo anno di vita non è ovviamente una scusante, casomai un’aggravante perché il club rossonero, sebbene non avesse chiaramente esperienza specifica, ha allestito un progetto costato – mercato di riparazione invernale compreso – circa 15 milioni. Una cifra consistente che, al netto del prevedibile scotto da matricola di categoria, avrebbe dovuto garantire la permanenza in C. D’altra parte in via Aldo Rossi, così come al quartier generale di RedBird, nessuno chiedeva di più. Poi, certo, volendo si può anche appellarsi – ma sarebbe meglio non farlo – alla cattiva sorte: questa è la prima stagione in cui le seconde squadre possono retrocedere (così come essere promosse). Ad ogni modo il Milan Futuro proseguirà il suo cammino perché, di base, viene considerato comunque un progetto a medio-lungo termine il cui obiettivo è formare in casa giovani talenti da consegnare alla prima squadra. Una delle vie che si immettono sulla strada maestra dell’autosostenibilità. Quindi si andrà avanti, a prescindere dalla categoria. In termini regolamentari e contrattuali, non ci sarebbero problemi: il Milan Futuro, anche in D, tecnicamente resta una squadra associata alla Lega Serie A. I contratti quindi sono depositati presso l’organismo che sovrintende la massima serie e non c’è un’associazione diretta con la D, così come non c’era con la C. Sull’opportunità che la seconda squadra di un club professionistico prenda parte al campionato dilettanti, poi ci sono ovviamente svariate correnti di pensiero.
pianificazione
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Una delle riflessioni, piuttosto, è: chi rimarrà della rosa attuale? Dal momento che la seconda squadra ha l’obiettivo di riuscire a formare qualche giocatore da consegnare alla prima, questo come può verificarsi disputando un campionato meno allenante della C? C’è poi un evidente discorso di ambizioni individuali: da un lato l’opportunità di continuare a indossare una maglia con un logo di respiro mondiale ma, più prosaicamente, ci può essere anche la legittima aspirazione di mantenere la categoria. Un tema che la dirigenza dovrà affrontare presto, perché occorre iniziare a pianificare la prossima stagione. A proposito di dirigenza. Ibra, che sul progetto della seconda squadra, ci ha messo il cappello, sta chiudendo un’annata decisamente faticosa in termini personali. In qualità di super consulente della dirigenza e della proprietà, tutti – a partire da lui, è facilmente immaginabile – si attendevano risultati migliori. Ieri Z non era a Ferrara, ha optato per seguire la Primavera dove giocava sua figlio Maximilian. Un’assenza che non è passata inosservata, in un contesto dove il Futuro si giocava la permanenza in C. Al Mazza era presente il solo Kirovski, ds scelto da Zlatan, che lo ha prelevato dal calcio americano a Los Angeles recapitandolo nel nostro pallone di provincia. Un triplo salto carpiato che, quanto meno al primo anno, infatti non ha funzionato. E, anche qui, il quesito si pone: si andrà avanti con lui? Sarà lui a salutare? A caldo, ogni scenario è lecito.
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gestione
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Lo stesso vale per Oddo. Il suo arrivo al posto dell’esonerato Bonera ha fornito la scossa sufficiente per evitare la retrocessione diretta – sì, perché a un certo punto la squadra si era ritrovata ultima -, ma la ciambella di salvataggio si è bucata sul prato dello stadio Mazza. Al momento non si possono avere certezze, ma è più facile immaginare che Oddo passi ai saluti, e con lui Tassotti, chiamato tre mesi fa al capezzale rossonero per dare il suo apporto di esperienza. Per quanto riguarda i giocatori già entrati nel giro della prima squadra, qualche base è stata gettata: Camarda ha avuto il piacere e l’onore di debuttare in Champions (con un quasi-gol) e ha la strada tracciata per un cammino molto importante. Jimenez è diventato un punto fermo della prima squadra (il club spera di riuscire a strapparlo definitivamente dal controllo del Real), così come Bartesaghi è stato in alcune occasioni l’alter ego di Theo. Da registrare anche i debutti di Liberali e Omoregbe, così come una presenza per Zeroli, poi girato in prestito al Monza. Però, in generale, la gestione dei “passaggi” tra seconda e prima squadra è stata rivedibile. Ci sono stati diversi fine settimana in cui i giocatori aggregati a Fonseca e Conceiçao hanno in pratica “perso” il weekend: zero minuti in campo, sommando le due squadre (poi, certo, è chiaro che frequentare lo spogliatoio dei grandi, male non fa). Altre volte il Futuro, per le esigenze della prima squadra, si è ritrovato ad allenarsi con numero particolarmente esiguo di giocatori. E allora diventa difficile preparare le partite. Quando la dirigenza si metterà a tavolino per allestire la stagione che verrà, occorrerà tener presente anche tutto questo. Intanto Juve e Atalanta si sono qualificate per i playoff e l’anno prossimo anche l’Inter farà l’ingresso in C con la sua seconda squadra. Sì, in effetti non è solo pioggia.
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