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5 film per i 60 anni del Gladiatore

April 7, 2024 | by allcalcio.it

5 film per i 60 anni del Gladiatore


Russell Crowe ormai è uscito dal giro grosso di Hollywood. Una constatazione che però, alla luce di film recenti come l’Esorcista del Papa o la sua comparsata al Festival di Sanremo, non porta con sé malinconia o senso di sconfitta. Il ragazzone di Wellington oggi spegne 60 candeline e dà l’impressione di prendere tutto molto più sul divertimento, di pensare di aver già dato tutto quello che poteva dare di “serio” a questo mestiere, che ha sempre preso in realtà con molta più leggerezza di quanto si pensi. Del vecchio concetto di “maschio cinematografico”, Russell Ira Crowe è stato l’ultimo simbolo, l’ultimo esemplare, colui che è stato capace di raccogliere l’eredità di uomini come Kird Douglas, Robert Mitchum o Charlton Eston. Divo, poi anti-divo, poi non si è capito cosa, armato di un talento e un carisma di tonnellaggio illegale, ha segnato il passaggio d’epoca tra il cinema del XX secolo e quello moderno, più frenetico e con meno certezze. A dispetto di anni, rughe, chili di troppo, Russell Crowe rimane uno dei più grandi attori degli ultimi decenni, un interprete che si è mosso dal colossal al thriller, dal biopic al crime, riuscendo ogni volta a convincere, a darci qualcosa di nuovo, a farci credere nella bellezza del cinema. Quella che segue è una Top 5 dedicata ai suoi ruoli più belli, e se per un paio la scelta era obbligata, gli altri sono stati alquanti ardui da scegliere.

Il Gladiatore (2000)

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2000 – Dreamworks LLC & Universal Pictures

Ciò che facciamo in vita riecheggia nell’eternità. Ciò che ha fatto Russell Crowe nei panni di Massimo Lucio Meridio resterà per sempre. Ridley Scott lo sceglie per essere il protagonista di un peplum che nessuno poteva immaginare sarebbe diventato tra i più film più amati di tutti i tempi. Tratto dal romanzo “Quelli che stanno per morire” di Daniel P. Mannix, Il Gladiatore arrivò in mano a Crowe dopo l’exploit con L.A. Confidential e la candidatura all’Oscar ricevuta con Insider – Dietro la Verità. Magari imperfetto a livello di equilibrio dello script, Il Gladiatore però è un vero capolavoro visivo, di ritmo e di energia, gran parte della quale proviene da Russell Crowe, capace di dipingere un eroe molto distante dal classico hollywoodiano e del genere, in cui risplende piuttosto l’eredità semantica della classicità antica. Il film lo lanciò nel firmamento delle star mondiali, facendogli arrivare in mano la statuetta come Miglior Attore Protagonista e mettendogli addosso un personaggio che da allora è diventato uno dei più iconici della storia del cinema. Muscolare, virile ma anche ammantato di una malinconia e una ricerca di una pace interiore commovente, il suo Massimo Decimo Meriodio crea con il Commodo di un altrettanto epocale Joaquin Phoenix anche una metafora cinematografica unica sul concetto di leader, di potere, con cui Ridley Scott ha creato forse il suo trattato definitivo sulla filosofia di Nietzsche.

Master & Commander – Sfida ai confini del mare (2003)

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1996-98 AccuSoft Inc., All rights reserved//20th Century Studios

Tre anni dopo essere stato nel Colosseo, Russell Crowe segue Peter Weir a bordo di una nave di sua maestà britannica, quando l’Europa era dominata da Napoleone e ci porta dentro il più grande film marinaro di tutti i tempi. Ebbene si, Master & Commander – Sfida ai confini del mare è il perfetto connubio tra colossal d’annata e opera d’autore, un capolavoro in cui epica, realismo e bellezza si uniscono creando un viaggio unico. Tratto dalla saga letteraria di Patrick O’Brian, il film di Weir vede Crowe nei panni dell’esperto, carismatico e un po’ intrattabile Capitano Jack Aubrey, al comando della nave Surprise, che quasi affondata dalla più potente Acheron francese, ingaggia con essa un duello in giro per il mondo. Film straordinario in ogni componente, ha in Russell Crowe un protagonista semplicemente perfetto, coadiuvato da un cast di contorno di grande caratura, su cui spicca il Dottor Maturin di un bravissimo Paul Bettany, ancora una volta suo partner in crime. A metà tra film di avventura e dramma bellico, fruttò a Crowe la candidatura al Golden Globe, in virtù di un’interpretazione magnetica per realismo ed energia. Master & Commander – Sfida ai confini del mare contiene analisi profonde sul concetto di dovere, onore, amicizia virile e responsabilità di comando, con una rievocazione storica tra le più accurate mai viste per ciò che riguarda la vita e la mentalità dell’uomo di mare dell’epoca. Forse il suo ruolo più riuscito in assoluto, il suo personaggio più bello e affascinante.

Quel Treno per Yuma (2007)

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Lionsgate

Nel 2007 James Mangold dirige Quel Treno per Yuma, remake di uno dei titoli western più iconici degli anni ’50. Christian Bale è Dan Evans, reduce della Guerra Civile, parzialmente invalido, contadino, padre e marito inseguito da miseria e fallimento. Quando il temibile fuorilegge Ben Wade (Russell Crowe) viene catturato e si necessita di una scorta per portarlo al treno delle 15 e 10 da Contention per il penitenziario di Yuma, Evans si offre volontario. L’avventura che ne scaturisce, è uno dei più grandi film western del XXI secolo, a metà tra lo spaghetti e il crepuscolare, migliore anche dell’originale di Delmer Daves. Russell Crowe un villain l’aveva interpretato già in Virtuality (il primo film che lo fece notare) ma qui tocca vette di lirismo e di bravura assolute. Il suo Wade è un canaglia fascinosa, manipolatrice, leader di un gruppo di tagliagole fedelissimi e sanguinari, è capace di ucciderti e offrirti da bere con lo stesso sorriso. Elegante, cinico e astuto, è però anche coraggioso, coerente, animato da una vena di ribellione all’autorità che non può che renderlo simpatico. La chimica tra Bale e Crowe è meravigliosa e permette ad entrambi di creare un monumento all’amicizia virile che avrebbe fatto sorridere Aldrich e Leone. Con uno dei finali più tristi ma anche più intelligenti del genere, Quel Treno per Yuma è un film sul tema della sconfitta così come della redenzione e ha permesso a Crowe di donarci un personaggio semplicemente magnifico.

A Beautiful Mind (2001)

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Universal Pictures//Getty Images

A completare il triennio irripetibile per Russell Crowe arriva il suo ruolo più difficile e complesso, nonché quello più “antieroico”. Ron Howard ci regala con A Beautiful Mind uno dei più bei biopic di sempre scegliendo come soggetto John Forbes Nash jr., tra i matematici più influenti e importanti del XX secolo, autore di alcune teorie che hanno cambiato la nostra economia. John Nash fu però costretto per tutta la vita a combattere contro la schizofrenia e la battaglia è il cuore di un film dolente, su un uomo armato di un talento divino e assieme maledetto da una mente che non gli permette di essere libero. Crowe vinse il Golden Globe e si guadagnò un’altra Nomination agli Oscar in virtù di una performance sfavillante, coadiuvato da una Jennifer Connelly adorabile nei panni della moglie Alicia, dal solito Paul Bettany come l’immaginario amico Charles Herman e da un mefistofelico Ed Harris nei panni di un immaginario agente della CIA. Più che un biopic A Beautiful Mind diventa spesso una spy story e un giallo, con cui seguiamo Nash sperando quasi che le sue visioni siano vere, che non sia la sua mente la prigione da cui deve scappare. Film anche esteticamente di enorme caratura, A Beautiful Mind è pur nella sua confezione di film per il grande pubblico un trattato malinconico e disperato sulla diversità dalla norma, con cui Crowe dimostrò di saper esprimere una complessità e vulnerabilità antitetiche rispetto ai ruoli eroici.

Insider – Dietro la verità (1999)

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Touchstone Pictures

Assieme ad L.A. Confidential, questo film ha cambiato la vita e la carriera di Russell Crowe. Al netto di incassi deludenti, Insider – Dietro la verità è uno dei migliori film mai fatti da Michael Mann, di certo uno dei civil drama più importanti degli ultimi decenni. L’attore neozelandese fu chiamato ad essere Jeffrey Wigand, ex vicepresidente del reparto ricerca e sviluppo della Brown & Williamson che diventò la “gola profonda” da cui scaturì la storica sentenza che inflisse un duro colpo alle industrie del tabacco. Russell Crowe assieme ad Al Pacino (nei panni del giornalista della CBS Lowell Bergman) crea una diade sensazionale sul concetto di verità come nemico del capitalismo moderno, della rettitudine come difetto nella società moderna. Film incentrato sul difficile rapporto tra verità e media, si fa forza di un lavoro in sottrazione straordinario da parte di Crowe, che si prese la sua prima candidatura agli Oscar e ai Golden Globe come Miglior Attore Protagonista con un lavoro di enorme sensibilità su un uomo dal carattere chiuso, difficile eppure indomito. Insider – Dietro la verità dimostrò a tutti la sua incredibile versatilità, la sua capacità di reggere il confronto non solo con un mostro come Pacino, ma anche con Christopher Plummer, sottoponendosi alla prima di diverse trasformazioni fisiche che l’hanno reso iconico.

Headshot of Giulio Zoppello

Sono nato a Padova nel 1985, da sempre grande appassionato di sport, cinema e arte, dopo dodici anni come allenatore e scoutman professionista nel mondo della pallavolo, ho deciso di intraprendere la carriera di giornalista.
Dal 2016 ho cominciato a collaborare con diverse riviste cartacee e on-line, in qualità di critico ed inviato presso Festival come quello di Venezia, di Roma e quello di Fantascienza di Trieste.
Ho pubblicato con Viola Editrice “Il cinema al tempo del terrore”, analisi sul cinema post-11 settembre. Per Esquire mi occupo di cinema, televisione e di sport, sono in particolare grande appassionato di calcio, boxe, pallavolo e tennis.
In virtù di tale passione curo anche su Facebook una pagina di approfondimento personale, intitolata L’Attimo Vincente.
Credo nel peso delle parole, nell’ironia, nell’essere sempre fedeli alla propria opinione quando si scrive e nel non pensare mai di essere infallibili. 



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